ANVUI – Lettera al Ministro della Difesa

ANVUI – Lettera al Ministro della Difesa

A sostegno dell’ ANVUI – Associazione Nazionale Vittime dell’uranio impoverito, che lotta a nome dei militari e dei civili gravemente malati o già deceduti a causa degli inquinanti bellici (in particolare dell’uranio impoverito), affinché lo Stato riconosca verità e giustizia, pubblichiamo la lettera sottoposta all’attenzione del Ministro della Difesa.

05.12.2022

All’attenzione del Ministro della Difesa Guido Crosetto

Sig. Ministro della Difesa Guido Crosetto,

a scriverle è l’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito, che raccoglie una parte dei reduci militari e dei loro familiari ammalatisi per le conseguenze dell’esposizione ai metalli pesanti, e in particolare all’uranio impoverito, durante gli addestramenti nei poligoni militari NATO e le missioni all’estero cui l’Italia partecipa.

Immaginiamo che lei conosca bene il problema che le esponiamo: professionalmente si è sempre occupato di industria di armamenti e politicamente è fondatore e membro di un partito, Fratelli d’Italia, di cui fa parte anche il Sen. Ignazio La Russa, nel 2008-2011 Ministro della Difesa con il governo Berlusconi. Fratelli d’Italia inoltre ha sempre sostenuto, almeno nelle proprie dichiarazioni, la necessità di tutelare la salute e la sicurezza del lavoratore militare e auspichiamo che la vittoria delle elezioni non faccia rivedere a Lei e il Suo partito queste posizioni.

E’ proprio per questo che le scriviamo, per sapere quale è il suo posizionamento rispetto a questo tema. A dire il vero, siamo rimasti colpiti dal suo discorso in occasione delle commemorazioni per il 4 novembre, giornata dedicata alle Forze Armate italiane. Nel saluto inviato ai nostri soldati Lei recita: “Desidero rivolgere un pensiero commosso ai militari italiani Caduti per la Patria, in ogni luogo ed in ogni tempo, ed esprimere la mia gratitudine a chi, ogni giorno, impegna le proprie energie per onorare la loro memoria e difendere i principi in cui crediamo.”

Gli 8.000 malati per patologie tumorali e gli oltre 400 morti, legati alla contaminazione da uranio impoverito e altri metalli pesanti, rientrano tra i caduti di cui bisogna onorare la memoria, che bisogna ringraziare per il servizio prestato? La maggior parte di loro non ha ancora ricevuto il riconoscimento di causa di servizio, è stato congedato dal servizio al comparire della patologia tumorale e viene osteggiato nella ricerca di giustizia per l’infame condizione di malattia e agonia a cui sono sottoposti. Molti di loro hanno figli, tutti hanno famiglie che patiscono l’abbandono dello Stato italiano e di quella che fino al giorno prima era chiamata anche in senso di stima “mamma Difesa” e che oggi si oppone ad ogni tipo di riconoscimento del problema. E se hanno diritto ad essere ricordati per il servizio prestato, hanno diritto anche ad una vita dignitosa? A guarire con le migliori cure mediche? Alla giustizia e ai risarcimenti?

Le nostre richieste, caro Ministro, sono davvero semplici e di buon senso e attengono al rispetto dei principi della Costituzione che tutelano la sicurezza e la salute dei lavoratori italiani, una vita dignitosa e l’accesso alle cure.

L’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito, alla luce di oltre 20 anni di diniego di verità e giustizia per le vittime militari contaminate dall’uranio impoverito e da altri metalli pesanti da parte del Ministero della Difesa e consapevoli della verità espressa da centinaia di sentenze che correlano l’emergere di patologie tumorali con la partecipazione dei militari italiani alle missioni all’estero e a seguito dell’attività di addestramento nei poligoni NATO su suolo italiano; in nome degli articoli n.32 e n .35 della Costituzione Italiana e del dispositivo di cui all’articolo 2087 del Codice Civile che impegnano la Repubblica Italiana nel rispetto e nella tutela dei lavoratori italiani, affermando specificamente che “il datore di lavoro deve adottare tutte le misure idonee a prevenire sia i rischi insiti all’ambiente di lavoro, sia quelli derivanti da fattori esterni e inerenti al luogo in cui tale ambiente si trova, atteso che la sicurezza del lavoratore è un bene di rilevanza costituzionale che impone al datore di anteporre al proprio profitto la sicurezza di chi esegue la prestazione”; chiede e continuerà a chiedere, mettendo in campo tutte le iniziative necessarie in tal senso:

1) Il riconoscimento d’ufficio del nesso causale tra la manifestazione di patologie tumorali e il rientro dei militari italiani dalle missioni nei teatri operativi esteri e/o la partecipazione ad attività di addestramento presso i poligoni NATO in Italia e tutti gli altri poligoni di tiro amministrati dal Ministero della Difesa e/o i diversi corpi armati italiani, anche se queste dovessero comparire dopo anni di congedo. Oltre 8000 ammalati e 400 vittime, i cui trascorsi clinici sono documentati in centinaia di sentenze, danno riprova del fatto che non è più negabile da parte delle Commissioni di Verifica, dall’IGESAN e dallo Stato Maggiore della Difesa la correlazione tra l’esposizione ai metalli pesanti, di cui l’Uranio Impoverito è il più accertato e dichiaratamente pericoloso, e l’insorgere di patologie tumorali spesso molto rare e “inspiegabili” in maniera razionale con altre fonti di contaminazione e contagio. L’insorgere di queste patologie spesso in soggetti molto giovani è statisticamente anomalo se non correlato, come già dimostrato in tantissimi casi, con l’esposizione ai metalli pesanti e alle nanoparticelle prodotte dai brillamenti e/o dall’utilizzo di munizioni e armamenti. Infine, la mancanza di Valutazioni di Impatto Ambientale e di Documenti di Valutazione dei Rischi condotti da enti indipendenti e che dimostrino l’effettiva sicurezza dei teatri operativi e di addestramento da questo tipo di contaminazioni è una delle particolari riprove della negligenza, usando un eufemismo, del Ministero della Difesa nella tutela del personale militare;

2) L’assistenza sanitaria gratuita ad ogni livello per i militari che presentano patologie tumorali al seguito della propria partecipazione alle operazioni di addestramento e nei teatri operativi all’estero, anche se questo dovesse avvenire dopo anni di congedo. L’insorgere delle patologie tumorali (in alcuni casi fulminanti) costringono i nostri militari coinvolti, insieme alle proprie famiglie, ad affrontare ingenti spese mediche per la diagnostica e la cura delle patologie tumorali. In attesa di cause di servizio nella stragrande maggioranza dei casi negate con futili motivazioni, queste spese sono esclusivamente a carico degli ammalati e delle famiglie e spesso arrivano a ricoprire cifre esose che costringono a debiti di ogni sorta e ad aggravare la già pesante situazione derivata dall’insorgere delle patologie. Chiediamo anche la completa assistenza psicologica per le famiglie coinvolte, per i militari ammalati che a fronte di decenni di dinieghi sono di fatto abbandonati dallo Stato Italiano sotto ogni punto di vista, costretti ad ogni tipo di pressione con immaginabili ricadute sul piano morale e psicologico;

3) Risarcimenti immediati per tutti i militari ammalati e per tutte le famiglie delle vittime. Per quanto riguarda i militari ammalati, si tratta di risarcire attraverso gli strumenti d’ufficio che già esistono ma che in virtù del mancato riconoscimento del nesso causale, viene negato assieme a tutte le altre forme di assistenza e sostegno. Per quanto riguarda le famiglie dei militari non più in vita, ad oggi esistono già criteri definiti per:

• danni morali da perdita parentale, per tutte le sofferenze patite in ragione della morte del proprio familiare e per la gravità dell’illecito subito (c.d. risarcimento del danno biologico iure proprio);

• danni biologici trasmessi dal lavoratore agli eredi, nel caso in cui il decesso del lavoratore sia avvenuto a notevole distanza dall’infortunio o dalla malattia professionale, quindi si sia configurato in capo al lavoratore un danno biologico che viene poi con la morte trasmesso agli eredi (c.d. risarcimento del danno biologico iure hereditario);

• danni patrimoniali, per la perdita della contribuzione patrimoniale che il lavoratore avrebbe apportato alla famiglia se fosse rimasto in vita.

Queste le nostre richieste.

In ultima analisi, esistono già alcuni strumenti utilizzabili per cominciare a garantire un minimo di giustizia ai militari vittime della contaminazione da metalli pesanti. Gli strumenti giuridici sono contenuti all’interno del DPR del 15 marzo 2010 n.90, che all’epoca fece capo proprio ad Ignazio La Russa in qualità di Ministro della Difesa, con riferimento particolare agli Articoli 1077 e 1078, che citiamo integralmente:

Art. 1077 Procedimento per il riconoscimento dei benefici alle vittime di incidenti

1. La Direzione generale per il personale civile alla quale è stata presentata la domanda si rivolge, per l’accertamento dei fatti relativi all’incidente, ai comandi militari competenti per territorio.

2. I comandi di cui al comma 1 provvedono ad accertare se le Forze armate abbiano svolto attività operative e addestrative, nelle circostanze di tempo e di luogo denunciate dall’interessato, redigendo un dettagliato rapporto sull’incidente ed avendo cura di far risultare se siano in corso procedimenti da parte dell’autorità giudiziaria.

3. Il giudizio sanitario sulle cause e sull’entità dell’invalidità permanente del danneggiato ovvero sulle cause della sua morte, è espresso dagli organi di cui all’ articolo 192 del codice. (17)

4. La commissione medica ospedaliera di cui all’ articolo 193 del codice, si esprime, altresì, in ordine alla congruità del costo delle cure mediche già effettuate e/o da effettuare, inerenti alle affezioni riportate a seguito dell’incidente e necessarie a limitare il danno.

(17) Comma così corretto da Comunicato 9 luglio 2010, pubblicato nella G.U. 9 luglio 2010, n. 158.

Capo II

Personale civile e militare esposto all’uranio impoverito e ad altro materiale bellico

Art. 1078 Definizioni

1. Ai fini del presente capo, si intendono:

a) per missioni militari internazionali le missioni, quali che ne siano gli scopi, svolte al di fuori del territorio nazionale, autorizzate dall’autorità gerarchicamente o funzionalmente sopra ordinata al dipendente;

b) per teatro di conflitto, l’area al di fuori del territorio nazionale ove, a seguito di eventi conflittuali, è stato o è ancora presente personale delle Forze armate e delle Forze di polizia italiane nel quadro delle missioni internazionali e di aiuto umanitario;

c) per nanoparticelle di metalli pesanti, un particolato ultrafine formato da aggregati atomici o molecolari con un diametro compreso – indicativamente – fra 2 e 200 nm., contenente elementi chimici metallici con alta massa atomica

ed elevata densità (indicativamente > 4000 Kg/m³), quali il mercurio (Hg), il cadmio (Cd), l’arsenico (As), il cromo (Cr), il tallio (Tl), il piombo (Pb), il rame (Cu) e lo zinco (Zn), e anche i metalli di transizione quali i lantanoidi e gli attinoidi (tra questi uranio e plutonio).

In attesa di una Sua risposta e di un Suo posizionamento pubblico sul tema, la salutiamo.

Per l’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito,

il presidente Vincenzo Riccio