Ucraina, la Libera Università di Alcatraz accoglie famiglie in fuga: ora è tempo di essere utili
“Siamo stati due anni chiusi in casa sentendoci impotenti. Ecco, adesso è il momento di essere utili, di aiutare, e possiamo farlo stando insieme”.
Queste parole risuonano come un mantra benefico. L’incantevole Maria Cristina Dal Bosco le ha pronunciate, sorridendo e senza retorica, dopo giornate trascorse – insieme ad altri meravigliosi volontari come lei – a pulire, scrostare bagni e pavimenti, aggiustare, imbiancare, preparare; con il pensiero al necessario e anche a quei piccoli dettagli che trasmettono amore. Tutto ciò che serve per una doccia, vestiti puliti, il primo di tanti pasti caldi e poi letti comodi con sopra un cioccolatino e un peluche, sia per i bambini che per gli adulti. Sono necessarie anche le coccole.
Davvero siamo restati troppo a lungo barricati nel terrore e nell’egoismo. Questo non è il tempo di avere paura. È il tempo di essere utili. E così in soli quattro giorni è stata riaperta La Libera Università di Alcatraz. Una struttura immersa nella natura, tra i boschi, dedicata alla cultura, all’arte e al rispetto del pianeta; nata, con l’intento di diffondere bellezza, nel 1981 sulle colline tra Gubbio e Perugia. Era chiusa da qualche anno: soltanto grazie all’entusiasmo e la cura dei volontari, che si sono impegnati senza sosta, è stato possibile riaprirla in un tempo tanto breve. Velocemente si sono unite persone e realtà belle. Tutti si sono tuffati nel lavoro, mettendo a disposizione spazi, competenze, abilità manuali; raccogliendo quello che serve e iniziando subito a pensare a quello che servirà.
Mattea Fo, presidente della Fondazione Fo Rame, sostenuta dal suo infaticabile compagno Stefano Bertea, ha offerto l’utilizzo della struttura della Libera Università di Alcatraz; la Fondazione Il Fatto Quotidiano si sta già occupando di fare in modo che questa realtà appena nata possa sostentarsi e continuare a vivere in piena autonomia. Il progetto di accoglienza che hanno attivato insieme ha iniziato a ospitare famiglie fuggite dall’Ucraina. La prima sera una bimba ha spento le sue 5 candeline su una torta di cioccolata.
L’intento è restituire dignità, vita, futuro. Conosco questo posto da tempo immemorabile, queste colline sono casa, qui sono diventata adulta conservando la fanciullezza. Sono convinta che questo sia uno dei tanti luoghi magici da cui far partire un potente segnale di pace. Nella palestra che ha ospitato i corsi di Dario Fo, Franca Rame, Patch Adams, Stefano Benni, Dacia Maraini e tanti altri personaggi straordinari; lì dove abbiamo dipinto, scritto, giocato, suonato, cantato, ballato, adesso si suddividono vestiti e tutto ciò che può servire per le persone che sono arrivate e che stanno arrivando. Una quantità incredibile di cose che si moltiplicano ogni giorno. Su queste colline umbre in tanti abbiamo sognato di cambiare il mondo. Di inventarne uno nuovo, pacifico, ecologico, alimentato soltanto dall’amore e dalle energie rinnovabili. Quel sogno, se lo coltiviamo insieme, oggi più che mai è possibile.
Articolo di Federica Morrone pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 12/03/2022