Non si fa abbastanza per le donne e i bambini vittime della violenza domestica – Lettera aperta di Jacopo Fo
Lettera aperta di Jacopo Fo alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: chiediamo controlli nelle abitazioni, case sicure e una campagna di informazione
Di seguito il testo della lettera inviata il 15/04/2020 all’Ufficio di gabinetto della ministra degli interni Luciana Lamorgese:
In questa situazione straordinaria causata dal coronavirus sarebbero indispensabili misure altrettanto straordinarie per limitare quella che è una tragica emergenza.
Tutte le associazioni antiviolenza segnalano un aumento delle situazioni drammatiche, si parla genericamente finanche del raddoppio dei casi, ma una rilevazione fatta dai centri antiviolenza D.i.Re. mostra che in marzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le richieste di aiuto sono aumentate addirittura del 74,5 per cento.
Le donne chiuse in casa con uomini violenti e i bambini esposti alle violenze e agli abusi di adulti stanno vivendo un inferno di orrore che sta provocando una sofferenza che non si può neppure immaginare.
Questa è un’emergenza nell’emergenza per la quale non sono state prese misure abbastanza forti e efficaci. La circolare del ministero che garantisce ai centri antiviolenza di restare operativi è stata un’iniziativa ottima ma non ci sembra sufficiente.
Servono controlli diretti delle forze dell’ordine nelle abitazioni dove già ci sono stati episodi di violenza. I numeri di emergenza non bastano e gli assistenti sociali non hanno abbastanza potere di intervento e dissuasione. Le violenze creano situazioni psicologiche che a volte impediscono alle donne e ai bambini di reagire e chiedere aiuto. Solo se gli agenti si presentano per controllare lo stato di salute di donne e bambini attraverso un dialogo individuale e riservato, sarà possibile scoprire le violenze. E nel caso riscontrino situazioni pericolose devono poter prelevare immediatamente le vittime e portarle al sicuro.
Ovviamente sarebbe indispensabile approntare un numero straordinario di appartamenti per ospitare le donne e i bambini, assistenza per la loro protezione e un sussidio per garantire una sopravvivenza dignitosa. Misure di sostegno che devono essere immediate e operative, senza passaggi burocratici. Gli accertamenti verranno dopo. Intanto mettiamole in salvo. Solo se alle vittime si garantisce protezione vera e completa in modo tempestivo si potranno arginare le violenze.
Ci pare inoltre necessaria un’iniziativa diretta del Ministero che pubblicizzi con spot e inserzioni pubblicitarie gli strumenti a disposizione delle vittime. Questa campagna dovrebbe essere rivolta oltre che alle vittime ai vicini di casa, sensibilizzando gli italiani sulla necessità di diventare parte attiva nella difesa delle vittime: “Se senti una donna o un bambino piangere e urlare non restare indifferente!”
Inoltre il ministero potrebbe invitare i media a dedicare spazi informativi sugli strumenti a disposizione delle vittime. Oltre al numero telefonico 1522, operativo giorno e notte c’è la app YouPol della Polizia, che permette di geolocalizzare l’autore della telefonata nel momento stesso in cui chiama per chiedere aiuto. La app è utilizzabile anche da testimoni delle violenze che possono allegare al messaggio foto, audio e video. Ma quante donne e bambini sono al conoscenza di questi strumenti?
Una campagna di informazione è necessaria anche perché è un modo per far sapere ai violenti che la società non è indifferente e in questo momento particolare si sta dotando di strumenti appropriati. Una funzione di deterrente.
Andrebbero poi attivati sistemi di supporto sociale alle vittime. In alcuni stati sono state pubblicizzate parole d’ordine con le quali una persona può chiedere aiuto in qualunque farmacia. In Spagna se una donna dice «mascherina 19» il farmacista fa scattare immediatamente l’allarme allertando la polizia. Ma anche gli insegnanti potrebbero diventare “sensori di allarme” visto che quotidianamente entrano in contatto con gli alunni e quindi potrebbero raccogliere segnali di allarme tramite parole in codice oppure proponendo temi sulla vita domestica nella loro casa che permettano agli allievi di segnalare situazioni di violenza.
Da questo punto di vista sarebbe importante che il governo gestisse la distribuzione gratuita di tablet a tutti gli studenti. Essere connessi è una condizione che facilita la richiesta di aiuto.
E per inciso ci pare assurdo che tutti gli studenti che vivono in condizioni economiche disagiate e che quindi sono sprovvisti di strumenti di connessione siano oltretutto esclusi dalle lezioni a distanza.
In attesa di un Suo gentile riscontro La ringrazio per l’attenzione e invio distinti saluti
Jacopo Fo